martedì 5 gennaio 2010

Pruriti

Da Repubblica.it:

Quello tra il Giornale e FareFuturo è uno scontro che va avanti da mesi e che si è acuito nelle ultime settimane. Il 5 dicembre 2009 FareFuturo definiva Feltri "un difensore che segna sempre nella propria porta", e il 16 dello stesso mese "il nemico interno del centrodestra". Durante le festività natalizie era scoppiata la lite sui cinepanettoni, con il Giornale che aveva definito la fondazione di Fini "un animale dall'immenso prurito che ogni giorno si danna per grattare via le ultime crosticine di autoritarismo e rendersi autorevole".

Una bottarella di qua e una di là. Così va avanti l'eterna - spettacolare e spettacolosa - campagna elettorale. E' incredibile come certi tipi di lotte intestine a destra induriscano come il cemento, o al massimo sono scosse di assestamento, mentre a sinistra sono vere e proprie automutilazioni. Perché?

mercoledì 11 novembre 2009

La bilancia delle parole

L'apparizione di Roberto Saviano sugli schermi di Rai Tre a Che tempo che fa è stata una lunga immersione/riflessione sul peso delle parole, su quanto schiaccino ogni giorno la nostra vita e su quanto possano liberarla dall'oppressione quotidiana di chi cerca, sempre attraverso esse, di minarla. Di veicolare i nostri pensieri su un binario morto.

Parole, dunque. Queste sono quelle del segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, Nicola Tanzi:

"Le numerose e ripetute apparizioni televisive di Roberto Saviano non rappresentino la vera lotta alla camorra, sono un'altra cosa. La sua sovraesposizione mediatica non serve a smuovere l'animo dei clan. Saviano lo fa giustamente e legittimamente per pubblicizzare la sua attività, poiché deve vendere libri, vive di quello, su questo punto l'impegno di Saviano è indiscutibile, ma la lotta ai clan è altra cosa. Saviano prima o poi dovrà cambiare tema letterario, i fatti che ha raccontato sono importanti, ma già il suo impegno nel giornalismo, dove parla di argomenti che nulla centrano con la criminalità, dimostrano che i temi che gli interessano sono altri".

Questo mucchio di parole sono un rovesciamento totale della realtà e sono un'offesa - non solo a Saviano - ma a tutti quegli agenti di polizia che la lotta alla mafia la fanno tutti i giorni sul campo (rischiando la vita, non perdendosi in diffamazioni) e non vogliono farsi strumento di una propaganda che non gli appartiene. Per far ottenere a questi uomini e donne uno stipendio migliore e congruo al loro mestiere non c'è bisogno di leccare i piedi al padrone. Ci potrebbero essere metodi ben più efficaci.

Il cardine di questa mistificazione scientifica quanto irrazionale sta tutto nella frase in cui Tanzi dichiara che la sovraesposizione mediatica di Saviano "non serve a smuovere l'animo dei clan". Infatti, l'impegno di questo uomo-scrittore serve soprattutto a smuovere noi e l'animo nostro, imbevuto e assuefatto alla paura.

E tutto questo avviene attraverso la parola: Roberto non è che una bilancia (non l'unica, si spera) che riesce a pesarla.

martedì 10 novembre 2009

Beata ferocia

Francesco Merlo su Repubblica definisce il sottosegretario Carlo Giovanardi un "cattolico feroce":

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Parole chiare, lucide. Qui la faziosità non è di casa; è una semplice questione di civiltà. Resta il disgusto per la leggerezza con la quale si sentenzia sulla morte (forse è meglio dire assassinio) di un ragazzo. Facile - ogni giorno, magari a messa con un'ostia schiacciata sul palato - riempirsi la bocca di pietas cristiana; ben altra cosa è metterla in pratica.

lunedì 9 novembre 2009

Dal muro al labirinto

Vent'anni fa ne cadeva uno, mentre molti altri restavano in piedi o venivano eretti. Fra tutti, un'intera rassegna di muri invisibili, fatti di mattoni impalpabili come l'etere. Prigioni a cielo aperto in cui si vaga in libertà vigilata, colpevoli solo di esistere e pensare. Muraglie di false informazioni, mistificazioni e cemento impastato di vite vuote.

Allo stato attuale, siamo passati dall'essere ogni persona un singolo mattone - another brick in the wall - all'essere ogni individuo un singolo muro. Miliardi di persone, miliardi di muri: in definitiva, il più grande labirinto che si possa immaginare.

giovedì 5 novembre 2009

Pensieri da Ladrone

L'immagine è di repertorio e si commenta da sola. Non so a quando risale questo scatto, né penso valga la pena approfondire; potrebbe risalire a ieri, a qualche anno fa o provenire direttamente dal futuro. Ricordate i bombardamenti mediatici che portarono alle dimissioni di Dino Boffo? Ruggine, tensione, prese di posizione, distacco. Ora c'è l'occasione giusta per serrare le fila, indossare l'armatura da crociati e partire all'assalto della UE.

Provo a pensare a come debba sentirsi quel povero crocifisso ritratto nell'istantanea in questione: inerme, strumentalizzato e forse impotente. Il Ladrone che è in me suggerisce: "Gesù, tu che puoi, perché non scendi da quella croce e non ti metti in salvo?"

mercoledì 4 novembre 2009

Crocifisso

Non credo che Strasburgo abbia detto qualcosa di cui indignarsi. E' una battaglia ideologica inutile. Il crocifisso nelle scuole italiane non offende nessuno, è vero: è solo fuori posto. Viviamo in un Stato laico o, come si sente dire, nel giardino del Papa?

Il problema, a ben vedere, non è neanche crocifisso sì/crocifisso no: l'ora di religione dove la mettiamo? E non è una questione di principio: nella migliore delle ipotesi, si parla di un'ora di catechismo cattolico pagato dallo Stato, nella peggiore, di soldi sprecati.

venerdì 30 ottobre 2009

Una lama nel tempo

Otto centimetri. Dicono che la lama con cui attentai alla vita del Re avesse questa lunghezza. E che fosse "buona solo a sbucciare le mele". Povero illuso che ero.

Credo di chiamarmi Giovanni Passannante e di essere nato a Salvia di Lucania il 19 febbraio del 1849. Raccontano che masticai presto la fame, mi recai in Città e invece di mettere a tacere lo stomaco, mi riempinzai la testa di belle parole e idee grasse. Di Città in Città, finii a Napoli a fare il cuoco, il lavoro perfetto per un morto di fame: stare tutto il giorno a contatto col cibo senza poterlo mangiare. Presto ebbi la nausea. Di tutto. Provai ad ammazzare il Re, o forse volevo solo sbucciarlo come una mela.

Fallii.

Mi presero e mi gettarono a mangiare la mia merda là sotto, dove ogni pensiero è solitudine e dolore, dove ogni prodotto del mio intelletto aveva un peso specifico: i diciotto chili della catena che mi schiacciavano al suolo, in una cella sotto il livello del mare, divorato dallo scorbuto e dalla salsedine.

Mai mettersi contro il Re. Per lui l'umanità è un prurito di culo nel mezzo dell'omelia di un prete, in chiesa. Solo un fastidio. Mai e poi mai contro al Re. Vi scatenerà addosso i suoi cani. E i loro latrati saranno teorie folli, sale nelle ferite e mille e una morte.

Il cane del Re mise il mio cervello sotto spirito.

Mille grazie, bastardo.

A 160 anni dalla mia nascita sono ancora qui, rinato in una polvere di bit. Abito le ossessioni di qualcuno. Questa è la mia nuova lama spuntata. Il mio diario, buono solo per sbucciare le mele.