martedì 10 novembre 2009

Beata ferocia

Francesco Merlo su Repubblica definisce il sottosegretario Carlo Giovanardi un "cattolico feroce":

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Parole chiare, lucide. Qui la faziosità non è di casa; è una semplice questione di civiltà. Resta il disgusto per la leggerezza con la quale si sentenzia sulla morte (forse è meglio dire assassinio) di un ragazzo. Facile - ogni giorno, magari a messa con un'ostia schiacciata sul palato - riempirsi la bocca di pietas cristiana; ben altra cosa è metterla in pratica.

Nessun commento:

Posta un commento